Le attitudini della Mindfulness

LE ATTITUDINI MINDFUL DA COLTIVARE PER UNA PRATICA EFFICACE


Per coltivare la consapevolezza non è sufficiente applicare le istruzioni e svolgere le pratiche in modo meccanico (Kabat-Zinn 1990). La trasformazione infatti diventa possibile solo quando si riesce a raggiungere uno stato di apertura e accettazione, quando tutto il nostro essere viene coinvolto nella pratica meditativa. All’opposto, quando il terreno su cui si lavora è povero, caratterizzato dal dubbio e dalla mancanza di energia, il cambiamento è più difficile e anche i miglioramenti sono meno propensi ad avvenire.

Per questo motivo, l’atteggiamento migliore per approcciarsi alla pratica è quello di uno scienziato curioso che osserva senza preconcetti tutto quello che avviene nel campo dell’esperienza momento dopo momento come se si trattasse di un rigoroso studio scientifico, e suggerisce quali sono le qualità essenziali da coltivare per un’adeguata pratica di mindfulness.

L’astensione dal giudizio

Quando si inizia ad osservare la propria mente, la prima cosa di cui solitamente ci si rende conto è la propria tendenza a giudicare le esperienze: queste sono buone, quelle cattive, queste sono giuste e quest’altre sbagliate, ecc. Il problema principale è che questi giudizi vengono solitamente dati a priori, in base ai propri condizionamenti passati e alle proprie distorsioni mentali inconsapevoli, impedendo quindi di prendere veramente contatto con le situazioni che la vita ci propone.

Il primo passo verso un’efficace gestione dello stress si ottiene quindi prestando maggiore attenzione al continuo lavorìo interno della propria mente giudicante come modo per allentare la presa della tirannia dei propri giudizi automatici. Ogni volta che ci troviamo a giudicare le esperienze piuttosto che a stare semplicemente con esse, la pratica ci invita a riconoscerne la natura soggettiva e molto probabilmente distorta e a lasciare andare tali giudizi, riportando l’attenzione all’oggetto primario della meditazione (il respiro o uno degli altri focus attentivi).

La pazienza


Così come aiutare una farfalla ad uscire dal bozzolo prima del tempo potrebbe ucciderla in quanto la farebbe uscire quando il suo sviluppo non è ancora completato, anche pretendere risultati troppo precocemente può portare all’irritazione piuttosto che all’apertura e alla curiosità. La pazienza è importante soprattutto quando vogliamo allontanare l’esperienza presente, sgradevole, per muoverci verso una migliore. L’invito, in questo caso, è quello di riconoscere l’esperienza presente in quanto tale, qualunque essa sia, in quanto in ogni caso è quella che c’è: perché volerla scacciare entrando così in un flusso di rimuginazione e senso d’ingiustizia? La pratica ci può dare la possibilità di partire invece dal momento presente per intraprendere un’azione saggia e non affrettata.

La mente del principiante

Al contrario dell'”esperto” che sa, o crede di sapere, tutto su una specifica questione, quando pratichiamo siamo invitati a lasciar andare i giudizi e le opinioni basate sulle nostre esperienze passate. Ogni momento è infatti diverso da quello precedente e da quello che lo seguirà. La mente del principiante ci aiuta ad andare oltre le nostre proiezioni mentali, alle classificazioni, per avvicinarci con mente fresca e curiosa a un evento, a una persona o a noi stessi; avremo maggiore fiducia nelle nostre intuizioni e non dovremo più dipendere da guide esterne, o imitare gli altri, ottenendo quindi un maggior senso di responsabilità e maggiore libertà.

Non cercare risultati e accettazione

Solo imparando ad accettare il momento presente così com’è, qualunque esso sia, senza cercare necessariamente di forzare l’esperienza in una particolare direzione, è possibile far emergere il nostro potenziale e dar tempo alle nostre risorse interne di svilupparsi. Decidendo a priori cosa è giusto fare o ottenere si finisce spesso nella frustrazione in quanto non si considera la complessità e l’interconnessione delle cose che continuamente mutano e possono aprirsi verso strade insospettate.

Lasciar andare


E’ molto probabile che la mente prima o poi continuerà a ripercorrere gli stessi automatismi, a convincersi di essere nel giusto, a voler trattenere ciò che giudica piacevole e a respingere ciò per cui prova avversione. Solo attraverso un paziente riconoscimento di tutte le situazioni in cui si attivano questa bramosia e questa avversione e sviluppando una crescente abilità a lasciar andare questi automatismi, si potrà avere un cambiamento più stabile e duraturo.

Tutto questo, inoltre, non potrà avvenire, come sostiene Kabat-Zinn, senza il nostro costante impegno e la nostra (gentile) auto-disciplina.

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Fonte: “Gli interventi basati sulla Mindfulness. Cosa sono, come agiscono, quando utilizzarli”, Alberto Chiesa, Giovanni Fioriti Editore, Roma 2011.