L'utilizzo della Mindfulness per bambini ed insegnanti
“La prima premessa per lo sviluppo del bambino
è la concentrazione.
Il bambino che si concentra è immensamente felice.”
— Maria Montessori —
In questo video di quattro minuti, alcuni alunni di una scuola primaria californiana, raccontano il nuovo “metodo del respiro” imparato a scuola. Raccontano la meditazione e come, attraverso questa pratica, riescano a gestire le emozioni e i sentimenti negativi. Raccontano, attraverso il video, la “Mindfulness”, la pratica della consapevolezza, attraverso la respirazione che affonda le sue radici nella meditazione orientale e che, nel corso degli anni, si è diffusa e adattata alle abitudini occidentali.
“Anche in Italia, da pochissimo tempo, in molte scuole, si sono diffuse esperienze di Mindfulness Education”, spiega Paola Mamone, psicoterapeuta e istruttrice MBSR (mindful based stress reduction), che continua: “La scuola può diventare luogo d’elezione dove provare ad insegnare gli esercizi di respirazione consapevole e, attraverso questi, migliorare la capacità attentiva dei ragazzi, la capacità di concentrazione e di ascolto”. La dottoressa pone, in particolar modo, l’accento sui benefici della Mindfulness, che “può diventare uno strumento utile di prevenzione per i disturbi specifici di apprendimento, in particolare per i disturbi comportamentali, iperattività e deficit di attenzione”.
I risultati degli studi di Saltzman e Goldin sull’argomento, sembrano, in effetti, incoraggianti: si riscontra, cioè, nei bambini che hanno praticato costantemente esercizi di respirazione consapevole, una minore reattività emotiva, una minore tendenza alla critica verso di sé e gli altri, una diminuzione degli stati ansiosi, dell’agitazione motoria e dell’impulsività.
E gli insegnanti, quali benefici avrebbero dalla pratica della Mindfulness?

"Molteplici, tanto è vero che il percorso di Mindfulness Based Teacher è stato riconosciuto dal MIUR come corso di formazione dei docenti, a supporto, ad esempio, della riduzione dello stress lavorativo e della prevenzione dei fenomeni di burn-out” spiega la dott.ssa Mamone, e continua “ la pratica della mindfulness è un allenamento a coltivare una relazione consapevole con se stessi, con gli alunni e con l’ambiente”. Le caratteristiche di una mente “mindful” permetterebbero di “affrontare le sfide di un mondo in rapido cambiamento, formando persone intelligenti, cittadini partecipi e impegnati”, conclude la dottoressa.
Il mondo della scuola pubblica, in Italia, così come altre categorie sta subendo pesantemente gli esiti della crisi economica. E’ una situazione che genera disorientamento, disagio, frustrazione e rabbia, sentimenti che devono essere riconosciuti, compresi e accolti da chi lavora nella scuola e cerca di costruire relazioni e competenze.
Perché insegnare significa per prima cosa creare e mantenere una relazione con se stessi, con gli studenti, con l’ambiente e stare in relazione è anche poter stare in mezzo al cambiamento, piacevole o meno che sia.
In questo contesto, un programma di mindfulness, ci consente, attraverso un training progressivo e specifico, di entrare in contatto e riconoscere gli aspetti disadattivi della nostra personalità, di poter meglio gestire emozioni difficili passando dalla reattività alla risposta, di relazionarci con gli altri migliorando la qualità della comunicazione e dell’ascolto, sviluppando accettazione, equanimità, apertura, pazienza ed infine la gioia, tutte qualità necessarie nella formazione di un buon insegnante.

Per questo, attraverso l’applicazione e la diffusione dei programmi mindfulness-based è possibile portare nella scuola e quindi nella società un potente strumento di crescita. Rimanendo con la nuda esperienza corporea nello sperimentare l’agio o il disagio emotivo potremmo scoprire infatti che le emozioni sono fatte di energia in continua trasformazione, quali relazioni ci sono tra le emozioni e i pensieri, quanto varie e sorprendenti possono essere le sensazioni, sia che provengano dall’ambiente esterno che dall’interno del nostro corpo. Potremmo imparare ad esprimere e a condividere quello che stiamo sperimentando, che è possibile coltivare pensieri ed emozioni salutari e lasciare andare ciò che è nocivo a noi o agli altri, e sviluppare la necessaria chiarezza per distinguere ciò che è salutare da ciò che non lo è.
I PRIMI? LA GRAN BRETAGNA
Un primo grande impegno nell’utilizzare la Mindful Education a scuola è iniziato nel Regno Unito nel 2007, con un’azione che prevedeva una serie di “lezioni” da realizzare in un grande numero di scuole in tutto il paese. Da allora il Regno Unito ha aumentato sempre più le pratiche di meditazione e di consapevolezza nelle aule. Nel 2015, i ricercatori dell’Università di Oxford hanno annunciato il progetto dell’università di investire oltre 10 milioni di sterline sullo studio della Mindfulness, inserito nella formazione di docenti e studenti, da 2016 per i successivi sette anni.
Numerose sono le iniziative simili in corso negli Stati Uniti, dove esistono delle associazioni che applicano il protocollo Mindfulness, offrendo formazione sia in aula sia online per formare gli insegnanti sui vari modi per sviluppare programmi di studio sulla consapevolezza. Negli Stati Uniti, un network molto popolare è Mindful Schools, che sino ad oggi ha formato insegnanti da 50 Stati Usa, e più di 100 paesi del mondo intero, con un impatto su più di 750mila bambini e adolescenti.
MEDITARE AL POSTO DI PUNIRE
Una scuola di Baltimora, la Robert W.Coleman Elementary School ha deciso di avere un approccio del tutto diverso rispetto all’argomento “punizione”, lo ha fatto sostituendo l’aula dove i bambini “in castigo” trascorrevano il tempo a fissare il muro. Questa scuola fa parte del programma “Bettering Our School System campaign“ che propone una giustizia riparativa nei confronti dei minori senza l’intervento della polizia.
Per questa ragione è stata organizzata una stanza dalle pareti decorate, con lampade dalle forme creative e comodi cuscini, dove al posto dell’isolamento a fini punitivi, ai bambini è stato proposto uno spazio per calmarsi, praticando la respirazione consapevole e la meditazione.
Successivamente, i bambini con gli insegnanti e gli altri compagni, sono invitati a condividere i propri pensieri e a parlare di cosa è accaduto, del litigio, dell’iperattività, del conflitto eventuale. Alla scuola Robert W. Coleman ormai s’inizia la giornata con un esercizio di respirazione consapevole, con la possibilità di fare una lezione di yoga nel corso dell’orario scolastico.
La “stanza del respiro” è molto ambita: è in quel luogo che i bambini vanno per ricentrare se stessi, meditare e riflettere dopo un comportamento oppositivo, piuttosto che interagire con un assistente sociale o nel caso peggiore con un agente di polizia.
