La Mindfulness nelle discipline sportive


Non è in nessun luogo chi è in ogni luogo.

Lucio Anneo Seneca

In psicologia dello sport, l’allenamento delle abilità psichiche rappresenta uno dei più interessanti ambiti di intervento e di ricerca; di conseguenza, allo scopo di ottimizzare la prestazione atletica sono stati sviluppati molti programmi di preparazione mentale (Robazza, Bortoli, Gramaccioni 2004). Tali programmi si basano principalmente su strategie di tipo cognitivo-comportamentale che comprendono goal-setting (definizione dell’obiettivo), tecniche di imagery (immaginative) e self-talk (auto-dialogo), metodiche di autoregolazione dell’arousal (lo stato di attivazione fisiologico), allenamento della concentrazione e gestione dello stress. Queste strategie mirano a far acquisire all’atleta l’abilità di controllare i propri processi mentali ed emozionali per migliorare la prestazione sportiva.


Le succitate tecniche hanno dimostrato di determinare una riduzione dell’ansia competitiva e un miglioramento della fiducia, senza però portare miglioramenti nella prestazione. Questi programmi infatti si basano spesso su strategie di controllo e riduzione degli stati psico-fisici negativi, sopprimendo pensieri o emozioni indesiderati, il che produce spesso un effetto paradossale: infatti la ricerca attiva di segni di attività cognitiva negativa o indesiderata (pensieri, emozioni, sensazioni) comporta uno “scanning metacognitivo” che porta a focalizzarsi eccessivamente su se stessi e su elementi irrilevanti per il compito sportivo (Purdon 1999, Wegner e Zanakos 1994), danneggiando così la prestazione sportiva stessa.

Quindi, le tecniche di allenamento mentale mirate al controllo dei processi interni, che mirano cioè al controllo o alla modificazione di pensieri, immagini, emozioni e stati fisiologici, possono addirittura danneggiare la prestazione, che richiederebbe invece un’attenzione diretta agli elementi legati al compito, ben orientata al presente, basata su un’accettazione aperta delle emozioni, cognizioni e condizioni fisiche dell’atleta, anche di quelle spiacevoli. Questo richiede all’atleta lo sviluppo di una capacità di consapevolezza delle proprie esperienze interiori che vanno accettate in modo non giudicante.

Alla luce di queste considerazioni, Garden e Moore (2004) hanno inoltre sviluppato un interessante modello di intervento nello sport denominato Mindfulness-Acceptance-Commitment (Consapevolezza-Accettazione-Impegno) che deriva dall’adattamento e dall’integrazione della terapia cognitiva basata sulla mindfulness (MBCT) di Segal e colleghi (2002) e della ACT (Acceptance & Commitment Therapy) di Hayes e colleghi (1999).

In ambito sportivo, diversi psicologi ed allenatori hanno da tempo intuito il significato di mindfulness. Per esempio, Dean Smith e Mike Krzyzewski, due leggendari allenatori di basket, riconoscevano l’importanza per l’atleta di essere focalizzato sul presente e orientato al processo piuttosto che al risultato, nonché di mantenere un atteggiamento “meditativo” rispetto agli eventi incontrollabili (Blythe 2006). Bob Rotella, uno dei principali esperti di psicologia dello sport applicata al golf, ha sottolineato come il golfista debba “lasciar andare” il ricordo dei colpi, rimanere ben orientato al presente, accettare qualsiasi evento senza giudicarlo e mantenere un focus attentivo al ritmo del gioco (Rotella e Cullen 2004).


Garden e Moore (2004) hanno inoltre sviluppato un interessante modello di intervento nello sport denominato Mindfulness-Acceptance-Commitment (Consapevolezza-Accettazione-Impegno) che deriva dall’adattamento e dall’integrazione della terapia cognitiva basata sulla mindfulness (MBCT) di Segal e colleghi (2002) e della ACT (Acceptance & Commitment Therapy) di Hayes e colleghi (1999).

IL MODELLO MINDFULNESS-ACCEPTANCE-COMMITMENT

Il MAC è un approccio mirato al miglioramento della prestazione sportiva conseguibile i seguenti obiettivi:

  • facilitare la consapevolezza e l’accettazione degli stati interni cognitivi ed affettivi;
  • stimolare la disponibilità a sperimentare un’ampia gamma di esperienze interne, comprese quelle negative o stressanti;
  • indurre un’attenzione orientata agli stimoli rilevanti per il compito piuttosto che focalizzata su se stessi;
  • facilitare una modalità di azione in accordo con i propri valori personali Il modello si sviluppa in 7 incontri settimanali da un’ora, nel corso dei quali viene esplorata tutta la sfera relativa alla Mindfulness, allenando l’atleta a restare presente nel proprio respiro e nel proprio corpo anche durante lo stress della prestazione agonistica, a prendere una “giusta distanza” dai propri pensieri, emozioni e stati fisici momentanei senza giudicarli aprioristicamente, ad accettare gli eventi senza tentare di eliminare le esperienze spiacevoli con comportamenti di evitamento o aggressività.

EFFETTI DELLA MINDFULNESS NEL GESTO ATLETICO


Nello sport la mindfulness può aiutare a perfezionare il gesto atletico ma anche a migliorare la prestazione dell’atleta in gara. Come ci riesce?

  • aumenta la capacità di concentrarsi su corpo e mente, capacità fondamentale per raggiungere l’equilibrio psicofisico in grado di portare l’atleta ad alti livelli di prestazione: una mente libera permette di sperimentare il corpo in modo pieno con la possibilità di spingerlo oltre il limite previsto
  • insegna a raggiungere un luogo di quiete anche in ambienti stressanti come nel pre-gara. Chiedere ad un atleta di non pensare a quello che lo disturba lo spinge esattamente in quella direzione mentre con la mindfulness l’atleta riesce a lasciare andare i pensieri disturbanti e dirigere la propria attenzione a pensieri e azioni che nel qui e ora sono per lui più funzionali
  • sviluppa la consapevolezza circa il proprio stato cognitivo, emotivo e sensoriale. L’attenzione non giudicante a questi tre sistemi permette di acquisire informazioni sulla prestazione che possono essere utilizzate per ottimizzare il lavoro evitando inoltre lo spreco di tempo e energie legato al rimuginio
  • produce la capacità di focalizzare l’attenzione sulla propria condizione fisica, mentale, emotiva, ambientale, sociale e su come queste si relazionino tra loro; questa capacità unita ad un atteggiamento di apertura non giudicante permette di connettersi alla realtà nel qui e ora.

Essere immersi nel momento presente porta con sé una consapevolezza che produce la percezione di saper cosa fare: la sicurezza di saper come agire per ottenere il meglio dalla situazione senza dubbi e ansie.

L’introduzione della Mindfulness in ambito sportivo, con lo sviluppo nell’atleta di una maggiore consapevolezza e accettazione delle sensazioni, delle emozioni e dei pensieri personali, apre così prospettive nuove ed interessanti.

(Fonte: Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, n. 7-2010, G. Gramaccioni, M. Fulcheri, C. Robazza)

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