Sarà capitato a molti di noi di incontrare, a un certo punto, un’esperienza sgradevole. A volte, sono tante piccole esperienze fastidiose diverse tra loro, che prese una per una sarebbero cose di poca importanza ma sommate insieme ci provocano una consistente fatica esistenziale, mi viene da chiamarla. Un po’ di traffico al mattino, un po’ di scadenze inevase al lavoro, la macchinetta che non rilascia il prodotto scelto, il ritardo del treno, i bambini che fanno capricci. Arriviamo a sera che siamo sfiniti! Altre volte, si tratta di un solo tipo di esperienza che si ripete uguale a se stessa quasi fosse scritta nel granito.
Ognuno di noi ha imparato modalità diverse di gestire il vissuto di un’esperienza sgradevole, modalità che, quando adottate, portano un certo qual grado di sollievo. Urlare agli altri automobilisti ci permette di sfogare la frustrazione momentanea, accelerare sul lavoro un po’ in preda all’ansia ci fa smaltire le scadenze più in fretta, e via discorrendo. In questo articolo, non mi interessa tanto esplorare queste modalità, potremo rimandare l’argomento ad un altro articolo. Vorrei invece concentrarmi su cosa succede nell’istante preciso in cui sto incontrando un’esperienza che non corrisponde alle mie aspettative, ai miei desideri o bisogni.
Faccio un esempio tratto dalla mia esperienza: sto scrivendo un post su un social e al momento di pubblicarlo si verifica un errore tecnico e il post non viene pubblicato. Un’inezia, certamente, sono ben consapevole che questo non sia un problema rilevante, ma fare esempi semplici serve a veicolare concetti più complicati in modo più chiaro.
Quel momento è un momento prezioso, un momento di consapevolezza in presa diretta, che scoperchia all’istante la reattività. In un percorso evolutivo, di crescita e guarigione come quello della Mindfulness, se non cogliamo questi momenti come grandi opportunità, non stiamo praticando neanche per metà.
Non si tratta di soffocare la reattività: ben venga, anzi, che possa essere utilizzata! Esplorando la reattività, posso notare quali semi stanno germogliando al di sotto: il giudizio, la frustrazione, l’intolleranza, l’arroganza, l’impazienza, la ristrettezza mentale, la rigidità, il desiderio (frustrato) di fare bella figura, di essere apprezzata, la recriminazione, il rammarico, l'ansia. Un caleidoscopio di fattori mentali che pullulano al di sotto della soglia di coscienza, e che se non vengono portati alla luce della consapevolezza, agiscono di soppiatto andando a minare il nostro benessere. E si trattava solo di un post su un social...
Questa è un’immensa ricchezza, e avere l’occasione di esplorare il nostro funzionamento mentale avendo dalla nostra parte una pratica gentile, accogliente, che può contenere tutto e creare uno spazio psicologico benefico è, a mio avviso, una gran fortuna.
Abbiamo citato le esperienze sgradevoli, ma anche nel caso di quelle gradevoli il meccanismo mentale è lo stesso. Sta a noi costruire ed affinare gli strumenti per riconoscere questi movimenti della coscienza, ammorbidirli dove serve ed integrarli nella nostra vita.
Questa è la salute mentale.
FEDERICA GAETA
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Istruttrice Qualificata Mindfulness e prot. MBSR
tel. 327 49 58 256