E’ vero che nella pratica non dobbiamo inseguire risultati. E’ vero che bisogna aver fiducia e lasciare che le cose facciano il loro corso, con il loro tempo. Tuttavia, andando avanti a praticare, tra alti e bassi, corsi in gruppo, ritiri e sedute da soli a casa, è naturale domandarci se quello che stiamo facendo stia dando frutti e quali sono questi frutti.
L’anno scorso, come ogni anno da un po’ di tempo, sono stata a un ritiro intensivo di 10 giorni e l’insegnante ha parlato proprio di questo: come so se la mia pratica "funziona”? E’ stato un discorso che mi ha molto colpito e che vado spesso a rispolverare, come se controllassi la rotta di una nave.
La nostra pratica “sta funzionando” se diventiamo, nel tempo, un po’ più flessibili, meno rigidi, più aperti; se “smussiamo gli angoli”, a me piace dire.
Se diminuisce un po’ quell’orgoglio che ci fa dire o pensare “il mio metodo è migliore del tuo!”. Questo si può riferire a tantissime cose ed è la causa di tantissime incomprensioni e litigi, ed è anche risultato di rigidità cognitiva e scarsa empatia.
La pratica funziona se, praticando, diventiamo più gentili, più compassionevoli, più consapevoli e rilassati sia nel corpo che nella mente.
...se siamo più concentrati, più curiosi, più attenti alle cose e alle persone, più capaci di riflessione e anche più sensibili; questo può voler dire che ci commuoviamo più facilmente o che sentiamo alcune emozioni in modo più intenso di prima. Siamo più ricettivi.
La pratica funziona se ci ritroviamo con più energia fisica e psicologica! Se in certi momenti ci accorgiamo di provare meraviglia nei confronti della vita e se ci troviamo un po’ più umili e più pazienti.
...se abbiamo più comprensione psicologica, quella che potremmo chiamare saggezza e che accende una piccola luce sulle motivazioni nostre e altrui, sui comportamenti, sui significati attribuiti alle cose.
...se abbiamo anche più comprensione dei fenomeni, se riusciamo a vedere più chiaramente come ogni cosa avvenga in seguito a delle condizioni che la rendono possibile, altrimenti non ci sarebbe.
Guardare alla nostra pratica in cerca di questi segnali di cambiamento non ci rende meno “meditatori”, non va a togliere sincerità alla nostra pratica, anzi al contrario, ci permette di approfondire la nostra pratica, ci incoraggia a continuare e ci permette di aggiustare il tiro. Ma anche se queste caratteristiche positive ancora non si sono manifestate, il nostro lavoro è continuare ad allenarci, rimanendo fiduciosi e curiosi di quel che accade.
~ Senza giudizio, con pazienza e fiducia nel processo ~
FEDERICA GAETA
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Istruttrice Qualificata Mindfulness e prot. MBSR
tel. 327 49 58 256